La pratica del Karate-Do inizia e finisce con il Mokusō (mok-sou), il silenzio della mente. Mokusō è la lettura di due ideogrammi Moku (黙) che significa silenzio e Sō (想) che è composto da due parti occhio e mente e che si può tradurre in guardare il proprio cuore (o mente o spirito). Questo è un momento meditativo particolare che dura circa un minuto (in genere tre respiri profondi) nel quale occorre svuotare la mente dal groviglio di pensieri frenetici e predisporla alla pratica, sia prima delle lezione lasciando fuori dal Dojo tutti i pensieri i problemi di vita quotidiana e sia dopo la lezione per prepararsi ad affrontare la routine della vita quotidiana, cercando sempre di trovare una sensazione di pace e calma.
Come affrontare questo momento meditativo così breve?
Per un religioso non è difficile, basta mettersi in una condizione di preghiera esprimendo i propri desideri e ringraziando per lo stato di salute, per avere dato la forza e il tempo per allenarsi, nelle modalità suggerite dal proprio credo religioso. Per un non religioso è un’occasione per aprire un contatto più intimo con se stesso, offrendo i desideri e i ringraziamenti a se stesso, mentre per i più piccoli il ringraziamento va indirizzato ai proprio genitori per avergli dato questa opportunità di praticare. Il Mokusō con il tempo si dovrebbe, in modo naturale e spontaneo, trasformare in Mushin (無心, senza mente o mente piena di vuoto) che è lo stato più profondo di meditazione.